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Cosa pensano le aziende CSIT della transizione digitale?

Cosa pensano le aziende CSIT della transizione digitale?

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Il Presidente CNTC, articolazione di Confindustria SIT, Edoardo Gisolfi ci illustra alcuni dati emersi da un’indagine condotta sulle aziende dei servizi aderenti a CSIT, riguardo ai temi della digitalizzazione e della transizione digitale.

Attraverso il progetto di ricerca “Focus sulle aziende delle sezioni servizi istituite presso le Territoriali aderenti a CSIT”, il Comitato Nazionale di Coordinamento Territoriale (CNCT), coordinato dal Presidente Gisolfi, si è posto l’obiettivo di “fotografare”, nella maniera più rappresentativa possibile, l’universo aziendale di Confindustria SIT.

L’indagine ha come oggetto di studio le già citate aziende delle Sezioni Servizi Innovativi, Tecnologici e Professionali aderenti a CSIT. L’obiettivo è stato mettere a disposizione della Federazione, un quadro generale relativo alla composizione delle aziende delle Sezioni dei Servizi delle Territoriali di Confindustria aderenti a CSIT, alle criticità, temi ed esigenze di particolare interesse per le aziende del settore dei Servizi che operano sui Territori, spunti ed indicazioni da portare ai tavoli istituzionali riguardo alle misure e procedure di attuazione delle missioni previste nel PNRR. Parliamo di un campione rappresentativo della popolazione in esame. Se si considera che il collettivo interrogato corrisponde al ben 10% del totale delle aziende (circa 4100, al momento dell’indagine , svoltasi tra Febbraio ed Agosto 2021) aderenti a Confindustria CSIT.

Le aziende dei servizi CSIT

Con un totale di oltre 150.000 addetti, tali aziende fanno registrare un fatturato complessivo pari a circa 18 Miliardi di Euro, con un valore aggiunto di oltre 7 Miliardi di Euro. Numeri che confrontati con quelli europei (dati OCSE) (che indicano la presenza in Europa di 4 Milioni di imprese di servizi attive con un numero di circa 20 Milioni di dipendenti) e con quelli nazionali (che indicano la presenza in Italia di circa 900.000 tra imprese di piccole, medie e grandi dimensioni con un numero complessivo di circa 2 Milioni e 300 Mila occupati, con un fatturato complessivo di circa 274 Miliardi di Euro ed un valore aggiunto di circa 110 Miliardi di Euro), evidenziano come le aziende delle Sezioni Servizi delle Territoriali aderenti a CSIT, corrispondano a circa lo 0,5% di tutte le aziende dei servizi presenti sul territorio nazionale (circa 4.100 su un totale di circa 900.000).

Il numero di occupati (dipendenti/collaboratori) è pari a circa il 6,5% rispetto al totale degli occupati nazionali del settore (circa 150.000 unità su un totale di circa 2.300.000 unità).  Le aziende CSIT generano oltre il 6,5% del fatturato totale (circa 18 Miliardi di Euro su un fatturato complessivo di circa 274 Miliardi di Euro), e circa il 6,5% del valore aggiunto di settore (oltre 7 Miliardi di Euro su un totale di 110 Miliardi a livello nazionale).

Considerando i dati registrati dalla survey, in merito alla digitalizzazione dei processi e delle strategie aziendali, l’impatto dei prodotti dell’Industria 4.0 sulle aziende analizzate, risulta essere di cruciale importanza. Tra i molteplici temi indagati, consideriamo tre aree di interesse: Tecnologie di industria 4.0 considerate di maggiore interesse per l’implementazione del proprio business aziendale, Aree aziendali in cui investire nel biennio 2022-2023 e Missioni PNRR ritenute strategiche per le aziende.

Le tecnologie di Industria 4.0 considerate di maggiore interesse per l’implementazione del business aziendale

I risultati statistici relativi al management aziendale intervistato sul tema “Tecnologia abilitante di Industria 4.0 di maggiore interesse per l’implementazione del proprio business aziendale”, hanno fatto emergere il seguente grado di interesse (sono riportate le percentuali più significative):

  • il 21,4% ha indicato Cloud and cloud computing;
  • il 20,3% ha indicato IoT (Internet of Things);
  • il 19,4% ha indicato Big data e data analytics;
  • il 14,4% ha indicato Cyber security;
  • il 7,9% ha indicato Sistemi cognitivi;
  • il 6,1% ha indicato Realtà Aumentata. 

Le aree aziendali in cui investire nel biennio 2022 – 2023

I dati della survey evidenziano quali sono per il management delle aziende campione, le aree aziendali ritenute a maggiore attrattività di investimento per il biennio 2022 – 2023. Di seguito i risultati emersi:

  • il 19,8% individua come area aziendale di investimento strategico la “Gestione di marketing, customer care e vendite”;
  • il 19,6% individua come area aziendale di investimento strategico la “Progettazione ed ingegnerizzazione dei servizi erogati”;
  • il 19,3% individua come area aziendale di investimento strategico la “Ricerca e sviluppo”;
  • il 16,6% individua come area aziendale di investimento strategico la “Formazione e reskilling del personale”. 

Le missioni PNRR ritenute strategiche per le aziende

La seconda area di interesse riguarda le politiche in atto relative al PNRR, in relazione a quali di esse risultino strategiche per il business del settore dei servizi, agli occhi delle aziende campione. Di seguito vengono riportate le risposte maggiormente significative:

  • il 29,1% indica come principale missione “La digitalizzazione, l’innovazione e la competitività del sistema produttivo”;
  • il 13,6% indica come principale missione “La digitalizzazione l’innovazione e la sicurezza nella P.A.”
  • il 9,1% indica come  principale missione “L’impresa verde e l’economia circolare”;
  •  l’8,0% indica come  principale missione “Dalla ricerca all’impresa”;
  •  il 7,8% indica come  principale missione “Turismo e Cultura 4.0”;
  • il 5,2% indica come principale missione “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”;
  • il 4,9% indica come  principale missione “Transizione energetica e mobilità locale sostenibile”;
  •  il 4,8% indica come principale missione “Politiche per il lavoro”;
  •  il 4,2% indica come principale missione “Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria”;
  • il 3,6% indica come principale missione “Potenziamento delle competenze e diritto allo studio”.

Salta all’occhio immediatamente come il dato che sovrasta gli altri sia quello della “digitalizzazione”. Tra le varie voci “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo”, “Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella P.A.” e “Digitalizzazione dell’assistenza sanitaria e telemedicina” si registra un valore percentuale complessivo di circa il 50%. Anche le tematiche connesse alla digitalizzazione del sistema sanitario, dell’assistenza di prossimità e della telemedicina risultano essere sotto l’attenzione delle aziende.

L’intervento del Presidente CNTC, Edoardo Gisolfi

In merito alla voce “Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA” (con una risposta percentuale del 13,6%), il Presidente Edoardo Gisolfi commenta: ” Negli ultimi anni, grazie al Piano Industria 4.0, e grazie anche alla brusca accelerata impressa dal Covid, si può affermare che il settore industriale ha compiuto qualche passo avanti. Di entità non trascurabile, ma per lo più limitatamente alla grande e media impresa, mentre persistono tuttora sacche di impreparazione nelle realtà imprenditoriali di dimensioni minori e nei contesti periferici. D’altro canto, si è purtroppo costretti a registrare come, in molti casi, la PA arranca e fa fatica a tenere il passo con i tempi.”

Gisolfi continua “È doveroso riconoscere quanta strada si è già fatta rispetto a una situazione di partenza che non è eccessivo definire tout-court arretrata, rispetto alle controparti europee. Questo grazie ai primi interventi di digitalizzazione e virtualizzazione di molti sportelli e servizi centralizzati a livello nazionale come Agenzia delle Entrate o INPS. Un processo che risulta tuttavia ancora non completato e che ha prodotto risultati certamente non in linea con le aree più avanzate d’Europa. E’ quindi un fatto di epocale importanza. Il chiaro segnale di discontinuità rispetto al passato è stato lanciato dal Governo, attraverso la ripartizione dei fondi di Next Generation EU destinati alla digitalizzazione della PA.”

“È auspicabile che stavolta alle buone intenzioni facciano seguito i fatti e che il PNRR non diventi un’ennesima occasione persa. Se vogliamo che l’Italia esca dal Medio-Evo ed entri nell’era del Rinascimento Digitale, necessario per la modernizzazione e lo sviluppo socio-economico del Paese, non basta un insieme di interventi scollegati o basati solo sull’adozione di nuove tecnologie.” Gisolfi conclude “Bensì, occorre un’autentica rivoluzione culturale. Attraverso una radicale reingegnerizzazione dei processi, unita ad un programma di reskilling e valorizzazione del capitale umano.”

Maria Antonietta Ferraro

 

 

 

 

 

 

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