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Essere digitalizzatori non è più una scelta ma una necessità

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Oggi è possibile restare fuori dalla rivoluzione digitale? Le modalità di lavoro post emergenza del Coronavirus saranno le stesse di prima? Terranno conto della digitalizzazione a norma? Ce lo siamo chiesti in questo quinto numero del nostro magazine, che non a caso si intitola “Be Digitizer” (Essere Digitalizzatori), tema che si presta a una doppia lettura: da un lato rappresenta l’invito a chi ha intrapreso il percorso di digitalizzazione a “fare community” e a condividere le proprie esperienze, dall’altro un’ultima chiamata a digitalizzare i propri processi. Il tempo è scaduto.
Non possiamo fare a meno di far notare come la crisi del coronavirus abbia reso improvvisamente palese la necessità di ricorrere alle tecnologie digitali per far funzionare tutto quello che ci serve per vivere quotidianamente, comprese le nostre aziende, costrette a rivedere organizzazione e processi. Quello che anni di incentivi delle agenzie governative non sono riusciti a fare per accelerare i processi di digitalizzazione delle imprese l’ha fatto in poche settimane la crisi, con notevoli disagi da parte di chi non si è adoperato per tempo a digitalizzare i propri processi. Tutti quelli che hanno potuto hanno lavorato in smart working e molti si sono cimentati per la prima volta con software di videoconferenza, servizi cloud per condivisione documenti, VPN per accedere alla rete aziendale e tutte le tecnologie che molti, prima della crisi, ignoravano o non avevano mai utilizzato. Il titolo di questo numero – “Be Digitizer” – mai come in questo momento sembra catturare efficacemente lo spirito del tempo, perché oggi, come dimostra questa emergenza sanitaria, essere digitalizzatori è l’unica strada percorribile per il successo imprenditoriale. Dematerializzare, digitalizzare e trasmettere a distanza tutto quello che è possibile ora è imprescindibile, ma diventerà nell’immediato futuro l’unica modalità per approcciarsi al flusso di processi aziendali. Ostinarsi a fare ricorso alla carta è impensabile, perciò noi di Paperless ci sentiamo chiamati al compito importante di riunire la community di digitalizzatori che si riconosce nel nostro brand e dare informazioni chiare e corrette in un contesto che, stando alle ultime statistiche, registra per la parola “digitalizzazione” quasi 4 milioni di ricerche.
In questo numero diamo grande spazio a tutto quanto riguarda transazioni di tipo contrattuale, flusso di ordini e fatturazione. Lo spazio dedicato alle case history ospita la storia dell’imprenditore nel settore portuale Agostino Gallozzi, che ci offre uno spaccato sul ruolo e sul significato della digitalizzazione nell’ambito del trasporto merci internazionale. Anche questo numero è ricco di contributi di esperti e rappresentanti del mondo dell’impresa e delle associazioni, con le loro opinioni e previsioni su tutto quello che sta accadendo a livello nazionale nell’impresa digitalizzata.
L’emergenza sanitaria ha fatto sentire i suoi effetti anche sul marketing. Le aziende hanno fatto largamente ricorso agli strumenti digitali per raccontare quello che sta accadendo nell’impresa, con articoli, annunci e video sui social network. È prevalso un approccio di comunicazione responsabile, unito al rafforzamento del mindset creativo, finalizzato all’individuazione e definizione di iniziative e progetti sociali a favore dei propri collaboratori e per la comunità, con cui inserirsi nella narrazione sul Coronavirus. Le imprese si sono mostrate capaci di utilizzare i canali digitali per gestire la comunicazione in stato di crisi, cioè dare risposte efficaci e non danneggiare il business aziendale in condizioni fortemente a rischio, migliorando così la reputazione aziendale in un’ottica di responsabilità sociale di impresa.
Buona lettura e Be Digitizers!

Antonio Vitolo