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I giusti valori nelle imprese italiane nel saggio “Imprenditori e samurai” 

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Gianni Dal Pozzo, AD di CONSIDI, ha spiegato l’approccio che le aziende italiane dovrebbero avere per resistere in un mercato sempre più difficile

Dal Pozzo, uno dei protagonisti nazionali dell’innovazione e della Cultura Lean in Italia, fondatore della società di consulenza CONSIDI, partner esclusivo per l’Italia e l’Europa di Toyota parla ai Paperless & Digital Awards di come la figura di un vero imprenditore possa essere paragonata a quella di un guerriero samurai. 

In realtà l’approccio Samurai è un po’ una provocazione – afferma Gianni Dal Pozzonoi dal punto di vista professionale siamo particolarmente legati al mondo giapponese, perché ci occupiamo di lean organization, abbiamo scelto di non parlare di management e di tecniche, ma di affiancare all’imprenditore questa figura epica, ovvero il samurai, che prima ancora di essere un guerriero, come lo è l’imprenditore, è un uomo d’onore con grandi valori morali e umani”. 

Il saggio di Dal Pozzo, Cappellozza e Maugeri “Imprenditori e samurai – Viaggio alla scoperta dei valori e dello spirito dei nobili guerrieri giapponesi nelle imprese italiane” poggia sulla suggestione che essere imprenditori in Italia, in un contesto non sempre favorevole, ha in un certo senso molti tratti in comune con l’arte della guerra. Se esistesse un codice d’onore dell’impresa che resiste, non sarebbe molto diverso dal Bushido, ovvero i sette principi che regolavano la vita dei samurai: onestà, coraggio, compassione, cortesia, sincerità, onore e lealtà.

Questo libro – continua l’ AD di CONSIDIin qualche modo vuole celebrare quindici imprenditori di successo che sono stati nostri clienti e che hanno dimostrato nel tempo, soprattutto attraverso i valori, prima ancora di tecniche di management, il successo delle loro imprese. La realtà è che il saggio anticipa un tema a noi veramente molto caro, ovvero quello della società 5.0 dei giapponesi, che più recentemente anche la commissione europea in qualche modo ha recepito come industria 5.0; questo è il vero cuore del ragionamento. Il futuro delle imprese non potrà più essere estrattivo ma dovrà essere rigenerativo, quindi oltre al profitto le imprese dovranno fare molta attenzione a quello che il pianeta, la società, le persone necessitano”.

Non è più sostenibile dunque limitarsi a prendere tutto ciò che il pianeta mette a disposizione, necessario oggigiorno risulta individuare sempre più strategie ed alternative per restituire al territorio;

Il tema è quello della restituzione e della circolarità – ha concluso Dal Pozzo – A questo si collega questo nuovo paradigma dell’industria 5.0 che affianca i concetti di produttività ed efficienza legati sempre alle tecnologie e a concetti come la flessibilità, ma ancora di più a quelli che sono i tre elementi distintivi dell’industria 5.0: la sostenibilità, quindi blue e green, il digitale che aiuta anche ad essere più sostenibili; il tema della resilienza, quindi la progettazione di catene di valore più resilienti, soprattutto rispetto a quello abbiamo vissuto con il Covid e la guerra; poi una cosa straordinaria e importantissima che finalmente abbiamo capito che le persone devono essere messe al centro e quindi il tema della people centricity. Questi sono i tre temi del futuro 5.0”.