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Quale ruolo per il digitale quando la crisi lascia il posto agli investimenti?

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È finalmente tempo di ripartire. Se da un lato la questione sanitaria è in una fase quasi di stallo, in attesa di capire se le ultra campagne di vaccinazione abbiano portato i risultati sperati, dall’altro lato la risalita dal baratro economico-sociale sta finalmente avendo quell’impulso che tutti, dalla politica all’industria fino alla finanza, auspicavano. Come? Con un cambio di rotta anche in termini di vision, certo, ma soprattutto con la pioggia di miliardi che l’Unione Europea ha deciso di investire per far ripartire tutta la macchina e riportarla al livello pre-Covid.

Rimangono, è chiaro, delle ferite. Alcune sono insanabili, inerenti soprattutto la sfera sociale. Altre invece sono semplicemente da curare. Ed è qui che s’inserisce l’UE che, mai come in questo caso, si è mostrata particolarmente generosa proprio con l’Italia destinando al nostro Paese ben 209 miliardi dello stanziamento complessivo di 806,9 (ovvero 750 miliardi ai prezzi correnti del 2018, in condizione pre-Covid) previsto dal Piano di Ricostruzione dell’Economia Europea Next Generation EU (meglio conosciuto come Recovery Fund). L’ulteriore ottima notizia è che il Governo, con l’attuazione della misura europea chiamata Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha deciso di destinare oltre il 27% dei fondi al pacchetto di riforme finalizzate al potenziamento della transizione digitale, una porzione significativamente più elevata rispetto al 20% prescritto dai parametri UE.

Un chiaro indicatore del mutato atteggiamento da parte di chi governa questo Paese, che pare cominci a credere seriamente nella grande opportunità del digitale, non solo per la ripresa e, in prospettiva, per la crescita economica, ma anche per le nuove frontiere delle libertà civili e dei diritti umani nella nuova società che la rivoluzione digitale sta creando. Una rivoluzione che fa entrare nelle vite dei cittadini, nelle aziende e nelle amministrazioni pubbliche tanti modi nuovi e più efficienti di entrare in connessione, scambiarsi informazioni e gestire flussi di lavoro, ma anche tanti interrogativi aperti sul versante affidabilità, sicurezza e privacy ai quali non è sempre facile e immediato rispondere, che terranno molto occupati legislatori e operatori del settore ancora a lungo e sempre più intensamente.

Questo numero è dedicato interamente agli interventi di riforma previsti dal PNRR per la transizione al digitale di PA, Giustizia, Industria e Sanità. Come sempre, i contributi di esperti in materia sono numerosi e ci prospettano una panoramica completa da più punti di vista dell’argomento che fa da filo conduttore. Tra gli altri, il numero ospita un articolo a firma del presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay, contributi a cura del Comitato Nazionale Coordinamento Territoriali di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, uno di Paolo Olivares degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, uno del presidente dell’Associazione per la Transizione Digitale Fabio Ferrara. Buona lettura!